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Oggi per fortuna tutto scorre più facilmente ma non ti nascondo che nei primi anni presentare il Barbecue nei termini in cui ne stiamo parlando ora, aveva un non so che di eretico e il primo obiettivo non era insegnare ma convincere le persone che esistesse davvero qualcosa oltre la sbraciolata di ferragosto che meritava di essere divulgato ed imparato.
Ricordo però distintamente il momento ricorrente in cui dopo la “blasfemia” della cottura diretta con il coperchio o della cottura indiretta attaccavo a parlare di affumicatura: gli sguardi fino a quel momento un po’ perplessi avevano un improvviso guizzo di attenzione che é sempre riuscito a non lasciarmi indifferente.
L’affumicatura appartiene alla storia dell’uomo. E non solo nell’Europa settentrionale ma anche in Italia da nord a sud: basta pensare allo speck trentino, alla scamorza campana o all ‘nduja calabrese giusto per citare alcuni esempi. Parlare di affumicatura risveglia in ciascuno di noi emozioni ataviche. Ci suona in qualche maniera familiare essendo stata per secoli uno dei principali metodi di conservazione del cibo per i nostri antenati, in epoche nelle quali i sistemi di refrigerazione moderni erano ancora in là da venire.
Oggi l’affumicatura ha perso completamente questa sua funzione per acquisire un ruolo esclusivamente gastronomico aprendo il mondo barbecue ad una serie considerevole di accattivanti interpretazioni che per un buon griller é quasi d’obbligo conoscere, rendendo questo corso una tappa fondamentale del proprio processo di crescita.
Ma adesso é ora di iniziare. Buon Smoking!
Marco Agostini
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